Tutte le argomentazioni contro il veganismo
"Quando vi dico la parola 'vegano', a che cosa pensate?" Sono sicuro che molti di voi pensino: "Ah, i vegani! Perché non possono semplicemente vivere e lasciar vivere? Personalmente non ho problemi col fatto che tu sia vegano, ma puoi evitare di imporre le tue opinioni e rispettare semplicemente la mia scelta personale di mangiare prodotti di origine animale?".
Alcuni di voi potrebbero pensare: "Ah no, vegano! Non potrei mai diventare vegano, amo troppo il sapore del formaggio!". Altri, invece, potrebbero essere semplicemente confusi e pensare: "Ma mangiare la carne fa parte del cerchio della vita, e dopotutto anche gli altri animali mangiano gli animali. Quindi, perché non posso farlo anch'io?!".
Queste sono alcune delle cose che dicevo di solito quando qualcuno tirava fuori la parola "vegano" con me, ma dicevo anche che i vegani sono pazzi e che nessuno dovrebbe mai diventare vegano. E ora sono vegano! Allora, come diavolo è successo? È una domanda che mi faccio spesso. Adesso, per provare a capire il motivo per cui ora sono vegano, vorrei esaminare tutti i pretesti che usavo una volta e mostrarvi come ho cambiato idea.
La Scelta Personale
Ecco il primo: "È una scelta personale". Possiamo giustificare moralmente il non essere vegani dicendo che una nostra scelta personale è quella di non consumare prodotti di origine animale?
Beh, curiosamente sì, consumare prodotti di origine animale è una nostra scelta personale, allo stesso modo in cui è una nostra scelta personale maltrattare un cane o picchiare un gatto. Essenzialmente, quello che sto dicendo è che ogni azione che compiamo è una scelta che facciamo consapevolmente. E ciò implica che ammettere il fatto che usare animali sia moralmente giustificabile in quanto "è una scelta personale" significherebbe che anche ogni altra azione che noi umani facciamo debba essere moralmente giustificabile in quanto ogni azione è una scelta personale. E allora, è moralmente giustificabile aggredire un passante per strada senza alcun motivo? È moralmente giustificabile andare in un canile, adottare un cane, portarlo a casa e poi picchiarlo a nostra volta?
No, certo che non lo è! Perché queste scelte hanno una vittima, qualcuno che soffre negativamente a causa di una scelta personale che noi abbiamo fatto. E quindi, di conseguenza, l'inclusione di una vittima rimuove qualsiasi possibilità di giustificazione morale. Oltretutto, uno dei motivi principali per cui sono diventato vegano è stato per scelta personale: la scelta personale di migliaia di miliardi di animali che vengono uccisi ogni singolo anno. Chi gli ha garantito questa possibilità di scegliere?
Loro vorrebbero solo vivere la loro vita senza essere sfruttati dagli umani. Ricordate: gli animali non camminano verso il piano di uccisione di un macello volontariamente, sono costretti ad andarci contro il loro volere. Qualsiasi nozione di scelta è loro preclusa.
E allora, quando invochiamo come giustificazione la "scelta personale", di chi stiamo considerando la scelta personale oltre alla nostra? E se è una scelta, perché dovremmo scegliere di essere crudeli? E allora potremmo pensare: "Sì, ma la differenza è che questi animali vengono allevati per questo scopo, che è il motivo per cui il tuo esempio del maltrattare un cane non è valido, perché quella sarebbe solo una sofferenza inutile". Al che risponderei: "Sì, ma molti di noi trovano che il combattimento fra cani sia ripugnante, anche se molti cani usati nei combattimenti vengono allevati specificamente per quello scopo. Ciò lo rende accettabile?".
Legalità e Moralità
A questo punto potremmo dire: "Sì, ma il combattimento fra cani è illegale in questo paese, mentre le fattorie e i macelli sono autorizzati dalla legge, sono pratiche legali". Ma la legalità implica la moralità? Qualcosa è morale solo perché lo dice la legge? Cioè, se ciò fosse vero, allora il combattimento fra cani sarebbe morale nei paesi dove è legale. E se usiamo questo modo di ragionare, trasferiamo in una situazione umana: la mutilazione genitale femminile è un'usanza morale accettabile nei paesi dove è legalmente permesso?
E prendiamo questo discorso e questo modo di pensare e applichiamo anche la scusa della cultura e della tradizione: è giustificabile uccidere dei cani durante la festa della carne di cane di Yulin perché la festa è un evento culturale? È giustificabile massacrare i delfini in Giappone o le balene pilota nelle isole Faroe perché questi eventi sono tradizionali? E ancora, usando quell'esempio della mutilazione genitale femminile, è un'usanza morale semplicemente perché legata alla cultura e alla tradizione? Perché il fatto è che se proviamo a giustificare l'utilizzo di animali dicendo "Beh, sono parte della nostra cultura e possono essere usati nelle nostre tradizioni", allora dobbiamo rendere ogni azione legata alla cultura e alla tradizione moralmente giustificabile solo perché si rifà ad usanze culturali e tradizionali.
Necessità Nutrizionale
E allora potremmo arrivare al punto di dire: "Va bene, su questo hai ragione, ma il fatto è che dobbiamo mangiare prodotti animali per sopravvivere! Infatti, sono ottimali per la nostra dieta!". E allora la domanda diventa: i prodotti di origine animale sono una necessità?
Ora, l'Associazione Dietetica Americana, che è la più grande compagnia di esperti di dieta e nutrizione degli Stati Uniti, è composta da più di 100.000 professionisti. Ha dichiarato categoricamente che una dieta vegana è salutare, sana e nutrizionalmente adeguata per ogni fase di vita, comprese quelle di gravidanza, allattamento e infanzia. Ciò è sostenuto anche dall'Associazione Dietetica Inglese, come anche dal Servizio Sanitario Nazionale. Oltretutto, esiste una grande quantità di ricerche e di evidenze che collegano il nostro consumo di prodotti di origine animale ad alcune delle principali malattie, compresi malattie cardiache, alcune forme di tumore, diabete di tipo 2, infarti. La questione di crescere sani con una dieta vegana non è controversa all'interno della comunità scientifica. E quindi, consumare prodotti di origine animale viene considerata un'azione non necessaria.
La Nostra Natura Onnivora
Continuiamo allora il dibattito e diciamo: "Sì, ma stai negando la nostra natura! Dopotutto siamo tutti onnivori! Hai visto i nostri canini? E abbiamo sempre mangiato carne. Se i tuoi antenati non avessero mangiato carne, tu oggi non saresti viva!".
E allora, per iniziare, dico che molti animali erbivori hanno i canini, prendiamo per esempio il cervo con i canini a sciabola, o il mosco, per dire che i canini non implicano necessariamente il mangiare carne. Inoltre, ci sono molte persone che pensano che, dal punto di vista biologico e fisiologico, i nostri corpi siano molto più vicini a quelli degli animali erbivori che a quelli degli animali onnivori. Puntano al fatto che i nostri intestini sono in media circa tre volte più lunghi di quelli dell'onnivoro medio, al fatto che le nostre mascelle sfregano da un lato all'altro quando mastichiamo, come quelle degli animali erbivori, e al fatto che l'acido idrocloridrico nel nostro stomaco è comparativamente più debole rispetto ai carnivori, ma anche agli onnivori.
Ma personalmente trovo tutto ciò irrilevante. Non penso sia importante se siamo erbivori o onnivori. Cioè, solo perché possiamo fare fisicamente qualcosa, non vuol dire che siamo moralmente giustificati a farlo. E dato che non dobbiamo per forza mangiare carne, ciò significa che possiamo sopravvivere con le piante. Quindi, da un punto di vista biologico, non c'è differenza, perché non dobbiamo farlo per forza. E quindi, in assenza di necessità, c'è anche assenza di giustificazione. E poi penso che sia anche logicamente disonesto e un po' ipocrita affermare di essere in qualche modo naturalmente costruiti per uccidere gli animali, quando molti di noi nemmeno vorrebbero uccidere l'animale con le loro mani. E quindi, se non vorremmo uccidere l'animale con le nostre mani, perché è accettabile pagare qualcun altro per farlo al posto nostro?
Ho sempre trovato interessante quando provo a mostrare a qualcuno un video su un macello e loro mi dicono: "Non farmelo vedere, mi farà vomitare!". E io rispondo: "Beh, perché? Perché il processo che porta i prodotti animali sul tuo piatto te li dovrebbe far vomitare? Mi sembra che ciò non abbia molto senso". E poi, perché ci irritiamo quando vediamo dei video di animali che vengono uccisi in camere a gas o animali che lottano per sopravvivere mentre provano disperatamente a scappare dal piano di uccisione verso il quale vengono forzati ad andare?
Prendiamo quell'idea sui nostri antenati e ragioniamo per un momento: perché i nostri antenati facevano cose orribili, violentavano, uccidevano. Quelle azioni sono automaticamente giustificate nella società semplicemente perché i nostri antenati le facevano? E a parte questo, perché dovremmo mai basare la nostra moralità sulle azioni di una società primitiva dove le nozioni moderne di giusto e sbagliato non esistevano e dove, in assenza di altre scelte, mangiare animali era una necessità per la loro sopravvivenza?
Consideriamo quell'obiezione: "agli altri animali". Solamente perché un leone uccide e mangia una gazzella non significa che siamo giustificati ad andare al supermercato e comprare una bistecca. I leoni sono forzatamente carnivori, il che significa che sono obbligati a mangiare carne per sopravvivere. Come abbiamo già dimostrato, noi non lo siamo. E come prima, perché dovremmo mai basare la nostra moralità sulle azioni di animali selvatici che, è documentato, facciano cose che noi non riterremmo mai accettabili nel nostro paese, o meglio, nella nostra società in generale?
La "Necessità" della Sopravvivenza
E allora il dibattito continuerebbe. Allora pensiamo all'idea di necessità di sopravvivenza: "Perché sono abbastanza sicuro che se un vegano naufragasse su un'isola deserta e l'unica cosa che potesse mangiare fosse un animale, lo mangerebbe di sicuro!".
E allora, la realtà è che nessuno sa come reagirebbe in una situazione estrema di sopravvivenza. Questo è il vero punto del dibattito: far sembrare i vegani degli ipocriti se dicono che potrebbero mangiare un animale se dovessero farlo per assoluta necessità. Ma ci sono stati casi documentati di umani che hanno cannibalizzato per sopravvivere. Nel disastro aereo sulle Ande, i sopravvissuti restarono in vita perché cannibalizzarono la carne dei passeggeri morti. E allora, il cannibalismo in effetti divenne un atto giustificabile in quel momento. Ciò significa allora che il cannibalismo è un atto giustificabile nella società odierna? Allo stesso modo, solo perché un vegano potrebbe consumare un animale se fosse costretto a farlo per sopravvivere, non significa che consumare prodotti di origine animale è un atto moralmente giustificabile nella società odierna.
La Catena Alimentare
E allora il dibattito prosegue e diciamo: "Sì, ma consumare animali fa parte della catena alimentare. Cioè, è il cerchio della vita. Chiunque nasca dovrà morire un giorno. È un processo naturale, è in simbiosi e in armonia con la natura e con il mondo in cui viviamo. E le catene alimentari sono molto importanti, simboleggiano parte dell'ordine naturale e aiutano a mantenere e a formare gli ecosistemi. Fondamentalmente, esistono per assicurare che la dimensione della popolazione degli animali resti costante e che l'ecologia della natura sia ben bilanciata".
Ma cosa facciamo agli animali quando li alleviamo in maniera selettiva? Quando li modifichiamo geneticamente? Quando li inseminiamo artificialmente? Li ingravidiamo forzatamente? Quando gli portiamo via i piccoli? Quando li mutiliamo? Quando li sfruttiamo per quello che loro naturalmente producono per la loro specie? Quando li carichiamo su dei camion, li portiamo ad un macello? Quando li appendiamo a testa in giù, gli tagliamo la gola e li dissanguamo a morte? Non ha niente a che fare con l'ordine naturale e soprattutto non soddisfa nessun criterio richiesto per essere definito come "catena alimentare". Vedete, la catena alimentare che citiamo è un costrutto umano creato per grande convenienza per provare a giustificare un atto assolutamente non necessario. Esso ignora la complessità di una rete di interdipendenze della vita che forma i nostri ecosistemi naturali. È un ricorso alla fallacia della natura che sottovaluta la nostra abilità di compiere scelte morali in quanto esseri che possiedono l'agire morale.
In sostanza, l'obiezione della catena alimentare si basa sull'idea che il potere implica la giustezza: la credenza che, dato che hai la possibilità di sfruttare fisicamente qualcun altro, allora sei in qualche modo giustificato a farlo. Il "cerchio della vita", tutto ciò a cui fa riferimento sono due momenti della nostra esistenza che sono sicuri: la nostra nascita e la nostra morte. Chiunque sia nato, un giorno dovrà anche compiere il suo cerchio e morire. Ma ciò che accade tra queste due aree di certezza è variabile e non ha nulla a che fare con un cerchio della vita preordinato. Se portiamo questa obiezione, saremmo moralmente scusati di far male a chiunque, in qualunque momento, nel modo in cui vogliamo. Saremmo moralmente scusati di uccidere un animale, o per l'appunto, uccidere anche un umano seguendo questa logica.
Troppi Animali in un Mondo Vegano
E allora spostiamoci verso un piano più pratico: "Perché se tutto il mondo diventasse vegano, cosa ci faremmo con tutti gli animali? Banalmente, non possiamo rilasciare miliardi di animali nella natura, sarebbe devastante per la sua ecologia!". Certo che lo sarebbe! Ma ciò che dobbiamo capire è che l'agricoltura animale funziona secondo un sistema di domanda e offerta, implicando che se compriamo un prodotto, chiediamo che quel prodotto venga rifornito. Ora, i contadini alleveranno gli animali solo se li possono vendere, non li alleveranno se non possono venderli, perché economicamente non è per niente fattibile. E quindi, il passaggio al veganismo sarebbe sicuramente molto graduale, e più il numero di vegani aumenterà, più il numero di animali allevati diminuirà in maniera proporzionale. E se – e certamente c'è un "se" – il mondo diventasse vegano, sarebbe un mondo in cui un contadino semplicemente non alleva più animali. E così non dovremmo mai affrontare nemmeno il dilemma di rilasciare miliardi di animali nella natura o portarli in un macello per sbarazzarci delle loro carcasse.
L'Ipocrisia Vegana
"Ma va bene, d'accordo, capisco cosa intendi, so dove vuoi arrivare. Ma il problema è questo: i vegani sono ipocriti! Hai mai sentito che piccoli animali a volte muoiono nella produzione dei raccolti? Quindi non potresti essere vegano al 100%".
In effetti, è vero: animali come bruchi e vermi muoiono nella produzione dei raccolti, e non possiamo nemmeno assicurarci che anche piccoli mammiferi come topi e ratti non vengano uccisi a volte. Ma la differenza è l'idea di intenzione e certezza. Vedete, quando compriamo un prodotto di origine animale, stiamo pagando intenzionalmente qualcuno per causare la sofferenza e la morte di un animale. Questa è una certezza. Quando compriamo un prodotto vegetale, non lo facciamo. E allora, pensatelo in questo modo: se steste guidando la strada e per sbaglio investiste un cane, moralmente ciò non è lo stesso che se steste guidando lungo la strada, vedeste un cane e lo inseguiste intenzionalmente fino ad investirlo. Ma la filosofia e l'ideologia dietro la questione che è moralmente giustificabile comprare prodotti di origine animale perché a volte alcuni piccoli animali muoiono nella produzione di raccolti, aderisce all'idea che colpire il cane per sbaglio è lo stesso che colpire il cane apposta.
Le Piante e la Soia
"E allora le piante? Perché anche le piante sono vive! Quindi perché non consideriamo anche le piante all'interno del nostro cerchio di compassione morale?".
Dunque, le piante sono vive, certamente, ma non sono coscienti, non hanno un cervello né un sistema centrale nervoso o recettori del dolore. Ma anche e soprattutto, possono essere necessari fino a 16 kg di piante per produrre 1 kg di carne animale, il che significa che molte più piante sono usate nella produzione di una dieta non vegana che in quella di una dieta vegana. Quindi, se ci stanno a cuore le piante, logicamente e moralmente siamo comunque obbligati a essere vegani. E ciò si lega molto bene con quello che stiamo dicendo a proposito degli animali uccisi nella produzione di raccolti: perché dato che vengono usati più raccolti in una dieta non vegana, ciò significa che se abbiamo a cuore che gli animali piccoli non vengano uccisi nella produzione degli stessi, siamo di nuovo logicamente e moralmente obbligati ad essere vegani.
"E la coltivazione della soia? Perché la coltivazione della soia è devastante per l'ambiente, non è vero?". La coltivazione della soia è terribile per l'ambiente, ma ciò succede solo perché dal 70 all'80% di tutta la soia che viene coltivata è data in pasto al bestiame. Infatti, viene previsto che una cifra come il 6% verrebbe usata per il consumo umano. E non stiamo parlando di vegani che mangiano tofu, perché la soia è dappertutto nella dieta di ciascuno di noi: si trova nel pane, nei cereali, nelle salse, nel cioccolato e in molti altri alimenti ancora.
Vegetariani vs. Vegani
"E allora diciamo: 'Ma dobbiamo essere vegani? Cioè, vegetariani lo capisco, gli animali non muoiono durante la produzione di latticini e uova, quindi essere vegetariani è sicuramente sufficiente!'". In maniera molto semplice, no.
Nell'industria delle uova, i pulcini maschi sono inutili perché non producono uova e non raggiungono nemmeno la stessa stazza dei polli che uccidiamo per la carne. Il che significa che, non appena sono nati, vengono gettati in un gigantesco trituratore e fatti a pezzi da vivi, oppure sono gettati in una camera a gas e asfissiati fino alla morte. Anche tutte le galline da cova vengono mandate al macello dopo solamente 72 settimane di vita, quando i loro corpi sono completamente sfiniti per essere stati sfruttati oltre ogni limite e non sono più redditizi per il contadino.
Nell'industria dei latticini, le mucche da latte producono latte solo per i loro piccoli, sono mammiferi come noi. E ciò significa che gli allevatori ingravidano a forza le mucche da latte anno dopo anno per garantire che ci sia un continuo ciclo di produzione di latte da vendere. Quando la mucca da latte partorisce, il cucciolo viene portato via dalla madre, solitamente entro 24 ore dalla nascita. I vitelli maschi da latte sono inutili all'industria del latte. E ciò significa che approssimativamente 95.000 vitelli maschi da latte vengono uccisi poco dopo la nascita solo nel nostro paese, solitamente sparandogli in testa. Questo perché non possono produrre latte e a volte non sono abbastanza redditizi per essere venduti come manzo. Le vitelle vengono cresciute e poi raggiungono la mandria per essere ingravidate a forza anno dopo anno, e le mucche da latte vengono comunque tutte mandate al macello. Il che significa che i latticini e le uova sono praticamente come carne, ma potenzialmente anche peggiori, perché gli animali soffrono per più tempo e alla fine vengono comunque uccisi nella stessa maniera.
La "Macellazione Umana" e il Sapore
E allora parliamo di macellazione umana. È qualcosa di cui sentiamo parlare spesso quando parliamo dell'uccisione degli animali nei macelli. Ora, la parola "umana" significa "avere o mostrare compassione o benevolenza", il che significa che la "macellazione umana" è chiaramente un ossimoro. Perché non si può in nessun modo togliere la vita in maniera compassionevole o benevola a un animale che non vuole morire o che non ha bisogno di morire.
E allora ciò ci porta alla nostra scusa finale: il sapore. Per concludere, voglio lasciarvi con un paio di domande: cosa ha più valore, il sapore o la vita? Abbiamo bisogno di qualcosa di più del solo piacere sensoriale per giustificare un'azione?
Ricordate che un pasto per noi dura solo pochi minuti, ma quel pasto all'animale è costato la sua vita intera. Gli togliamo la vita per un passo di cui ci dimentichiamo quasi subito dopo averlo consumato. Un tempo pensavo che i vegani forzassero le loro visioni, lo dicevo abitualmente. Ma un giorno ho realizzato che non ci può essere niente di più coercitivo del togliere la vita a qualcuno che non vuole morire, del togliere la vita a un animale che non vuole morire.
E quindi, alla fine, ecco perché sono diventato vegano: perché, quando messe in prospettiva, le mie argomentazioni hanno perso di veridicità, di credibilità, di validità. Fondamentalmente, mi consideravo un amante degli animali anche se pagavo per farli soffrire e morire per il mio tornaconto. Con tutte le scuse a cui ero solito ricorrere, ho realizzato che i miei valori contraddicevano le mie azioni, e nel profondo non riuscivo a trovare alcuna giustificazione.
Grazie mille per avermi ascoltato.
Ed Winters | TEDxBathUniversity
Traduzione di Marco Boschiero